"Ma vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo." O. Fallaci

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In quell’ultimo

In questo trambusto, in questa guerra tra nazioni rimangono loro. Gli ultimi.
Io e il mio amico Carlos Correa Vila abbiamo scattato questa fotografia il giorno in cui Roma si è dipinta di bianco. Il giorno in cui ognuno di noi si è fermato ad ammirare i fiocchi posarsi delicatamente su quelle strade che certamente non erano pronte a tanto freddo, a tanto gelo. Ma ognuno di noi si è fermato. Ognuno di noi.img-20180226-wa0175

Tranne davanti all’ultimo.

Laddove i fiocchi, ormai divenuti ghiaccio, facevano da tappeto a una richiesta ignorata, a due mani giunte e un volto chinato. Il volto di chi nasconde tante rughe, e si genuflette in preghiera. In una preghiera che ha incontrato sordi e si è persa tra le macchine fotografiche, gli occhi stupiti e la città innevata.

In questi giorni la primavera inizia a salutare i suoi alberi e i suoi fiori per lasciare spazio alla stagione degli ombrelloni e dei raggi caldi. Ma quella signora lì il suo posto non l’avrà lasciato. Perché inverno o primavera che sia, il suo volto sarà stato ancora, ripetutamente, ignorato.

In quell’ultimo era la vita. Quella che si aggrappa per non fuggire. Quella che si aggrappa perché esiste. E’ da quell’ultimo che bisogna ripartire, sostituendo quel tappeto fatto di ghiaccio e indifferenza, che ti lacera dentro, penetra nelle ossa e ti accompagna con un tappeto di misericordia insieme all’amore.

Maria Elena Marsico

 

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La mia casa a Roma Termini

Per circa un anno e mezzo, tutte le volte che ho preso un treno a Roma Termini, i miei occhi si sono posati su una coppia di “senzatetto”, un uomo e una donna. Probabilmente dell’est.
Erano sempre lì.
Ad ogni mia partenza il mio sguardo incontrava quello della donna bionda e passavamo minuti a guardarci e a cercare di parlarci, senza dire niente, attraverso un vetro. Forse lei era soltanto infastidita, forse invadevo la sua privacy, forse le mancavo di rispetto. Ma per me, lei e il suo compagno, erano poesia. Ed è per questo che li guardavo come si guarda un’opera d’arte.

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Innamoratevi!

Tra le prime luci del mattino e la pioggia scrosciante mi ritrovo a pensare a quell’antico sentimento, narrato da poeti e scrittori, portato tra i mari e in battaglia, cantato nei madrigali e a Sanremo.
Penso a chi troppo spesso e troppo in fretta si lascia travolgere da tutte le emozioni che quel Sentimento porta con sé, e a chi invece è alla ricerca di razionalità.
Penso a chi prende e a chi lascia. A chi si bacia e a chi piange.
Penso alla distanza, ai chilometri e ai sogni.
Penso a chi arriva e a chi parte.
Ed è a queste persone che dico: innamoratevi!

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